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Domande frequenti

Abbiamo affrontato le domande più frequenti. Se la vostra domanda non è presente nell'elenco, contattateci!

Confezione

  • Qual è il giusto imballaggio sostenibile?

    Il nostro design di packaging sostenibile consente di effettuare scelte basate sui fatti tra i vari progetti di packaging e comprende un approccio in 4 fasi con metriche che riguardano: 1. Impatto ambientale dei materiali 2. Spreco alimentare 3. Accettazione da parte del mercato 4. Costi Il numero e il tipo di parametri che utilizziamo dipendono dalla problematica commerciale che ci viene sottoposta. Una semplice domanda sul peso o sul contenuto riciclato di specifiche opzioni di imballaggio richiederà l'uso di una sola metrica. Al contrario, una valutazione e un confronto complessivo dell'intero prodotto e dei sistemi di imballaggio richiederà un approccio al ciclo di vita e l'uso di un'ampia gamma di parametri. Le metriche che comunemente utilizziamo sono: riduzione alla fonte, riciclabilità, impronta dei materiali e rifiuti alimentari (impronta di carbonio, utilizzo di acqua, utilizzo di energia). I materiali preferiti nel nostro modello sono i monomateriali, le plastiche non biodegradabili riciclabili (PET, PP e PE) e il cartone o la pasta di legno biobased/rinnovabile
    Evitiamo le plastiche biodegradabili non riciclabili (PLA, a base di amido) in quanto - ad oggi - vengono facilmente confuse dal consumatore con le plastiche convenzionali e finiscono nel flusso sbagliato dei rifiuti, contaminando i flussi di riciclo. Questi materiali devono essere smaltiti insieme ai rifiuti non riciclabili e non rappresentano quindi una soluzione sostenibile, in quanto vengono immediatamente bruciati.
    Anche gli imballaggi realizzati con materiali misti che i consumatori non separano automaticamente sono sconsigliati.

  • Esistono prove scientifiche che gli imballaggi combattono lo spreco di cibo?

    Sì, certo! L'impronta (CO2 equivalente e di utilizzo di acqua) dei prodotti preconfezionati compensa lo spreco di cibo dovuto alle perdite nella catena di approvvigionamento e al dettaglio per i prodotti freschi non confezionati. Questo vale non solo per i cetrioli con involucro su misura riferiti (a meno che non siano regionali), ma per la maggior parte dei prodotti freschi. Ci sono delle eccezioni, soprattutto quando il rapporto cibo/imballaggio è basso, come nel caso di prodotti come gli spinaci, dove il preimballaggio non compensa l'impatto delle perdite di spinaci non imballati. Dal punto di vista della mera impronta ecologica, questi prodotti sono meglio venduti non imballati, ma ci sono altri fattori che possono essere considerati di maggiore importanza per il pubblico - come l'igiene, la facilità di trasporto, la porzionatura e il branding - che fanno decidere ai rivenditori di vendere il prodotto come preconfezionato.

  • Il packaging potrà mai essere sostenibile al 100%?

    Nessun imballaggio è completamente sostenibile perché la semplice produzione richiede energia e crea rifiuti.
    Ma i designer possono rendere gli imballaggi più sostenibili tenendo conto dell'impatto ambientale durante la produzione, l'uso e lo smaltimento, garantendo al contempo prestazioni ottimali nella protezione del prodotto.
    Il problema principale deriva dall'eccesso di imballaggi, che è costoso per i produttori e fastidioso per i consumatori. Tuttavia, una delle funzioni principali dell'imballaggio è quella di evitare lo spreco di cibo nella catena di approvvigionamento. Bisogna trovare un equilibrio tra troppo e scarso imballaggio. È necessario evitare lo scarso imballaggio per prevenire lo spreco di cibo a causa della depauperazione, ma anche l’eccesso di imballaggio per evitare i costi eccessivi e creare confusione nei consumatori. Per questo motivo, una volta raggiunto il design ottimale della confezione, è necessaria una comunicazione trasparente e responsabile verso i consumatori. Si tratta di trovare il punto di incontro tra le esigenze dei consumatori, l'impatto ambientale, le capacità tecniche e il supporto di una comunicazione trasparente e responsabile nei confronti dei consumatori. La scelta del materiale dipende dal prodotto, da come sarà conservato, da come sarà distribuito, se sarà riscaldato o refrigerato, da come sarà trasportato, esposto nei negozi, utilizzato dai consumatori e smaltito.

Sostenibilità

  • Che cos'è il riciclo?

    Il riciclo dei materiali è definito dalle norme europee EN 13430 e EN 16848 (adattate dalla ISO 18604) come il riprocessamento di un materiale usato in un nuovo prodotto. Il riciclo della plastica, che dopo l'uso può essere raccolta, selezionata e trasformata in nuovi prodotti è chiamato riciclo meccanico. Un'altra opzione è il riciclo chimico, in cui i materiali vengono scomposti in monomeri che possono essere riutilizzati per la produzione di polimeri.

  • Che cos'è la biodegradazione?

    Che cos'è la biodegradazione? Si tratta del processo in cui microrganismi (batteri o funghi) scompongono un prodotto in acqua, gas naturali come anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) e biomassa.
    La biodegradabilità dipende in larga misura dalle condizioni ambientali: temperatura, presenza di microrganismi, presenza di ossigeno e acqua. La biodegradabilità e il tasso di degradazione di un prodotto plastico biodegradabile possono essere diversi nel suolo, sulla sua superficie, in un clima umido o arido, in acque superficiali, in acque marine o in sistemi creati dall'uomo come il compostaggio domestico, il compostaggio industriale o la digestione anaerobica.

  • Che cos'è il compostaggio?

    I materiali compostabili sono quelli che si decompongono in condizioni di compostaggio. Il compostaggio domestico crea condizioni con temperature molto più basse e meno stabili rispetto al compostaggio industriale.
    Non esiste una norma CEN per le plastiche adatte al compostaggio domestico, ma diversi Paesi hanno sviluppato e applicato standard nazionali per testare e certificare i materiali compostabili domestici. Le condizioni di compostaggio industriale richiedono temperature elevate (55-60 °C) combinate con un'alta umidità relativa e la presenza di ossigeno, e sono di fatto le più ottimali rispetto ad altre condizioni di biodegradazione quotidiane: nel suolo, nelle acque superficiali e nelle acque marine. La conformità alla norma EN13432 è considerata una buona base di riferimento per la compostabilità industriale dei materiali di imballaggio.

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